Collettivo FX a Ballarò e Modena, ossia dei diversi significati della rimozione di opere pubbliche

di Clara Amodeo

“Anche i murales, come le melanzane e la ricotta, scadono. Dopo un po’ non sono più buoni”. Così inizia una dichiarazione che non ti aspetti: quella del Collettivo FX che, con la lungimiranza e la saggezza che li contraddistinguono (e che, queste sì, ti aspetti), hanno espresso la loro opinione circa una loro storica opera, realizzata in uno dei luoghi più significativi d’Italia ma non per questo (o, forse, proprio per questo) più degna di apparirvi.

“E’ il caso – proseguono gli emiliani – del murales a piazzetta Mediterranea di Ballarò a Palermo. Realizzato quasi 5 anni fa, in un contesto sia del quartiere sia artistico culturale dell’arte urbana, completamente diverso. Ora serve qualcosa di bello, colorato, più festoso e non grigio e politico come questo pezzo. Da qui il nostro APPELLO alle realtà palermitane di SOSTITUIRLO con qualcosa di più coerente e adatto al contesto di oggi. Chiediamo aiuto a Street Art Palermo SOS Ballarò Andrea CusumanoEdizioni Precarie e agli amici Mauro Filippi Marco Mondino Serena Giordano Raffaella Ganci Luca John Nash Antonio Curcio. Appena ripasseremo da Palermo provvederemo a imbiancarlo per stimolare ulteriormente la sostituzione. Intanto grazie a tutti”.

Forte, no? Una riflessione profonda e sensatissima sull’effimerità di opere che nascono, vivono e, dunque, naturalmente muoiono in strada, oltre che per mano della strada. Lo hanno pensato anche i tanti utenti che hanno commentato lo spunto (più che la provocazione) del Collettivo FX con una pioggia di proposte: coprogettazione con le realtà della zona, realizzazione di opere colorate, riflessioni sulla grandezza ma anche sul tema che potraà essere in seguito sciluppato. E a chi commenta che l’opera va bene così com’è e che lì deve rimanere poiché storicizzata, il Collettivo FX risponde: “Ma il fatto che rischia di essere storicizzato è un motivo in più per sostituirlo con qualcosa che ad oggi funziona di più. Il carattere allo spazio probabilmente l’ha dato ma lo stesso può fare un nuovo pezzo. Che altri siano da sostituire è possibile. Intanto partiamo da questo, così passa il principio che quando una cosa non funziona si può anche cambiare”.

E, a proposito di Collettivo FX e di rimozione (questa volta coatta e violenta) di opere, devo rendere conto di una grave mancanza: quella, cioè, di non avere dato notizia qui sul blog dell’increscioso fatto che ha visto protagonista di una vera e propria distruzione un’altra opera degli emiliani. Quella, cioè, che è stata da loro realizzata in occasione della commemorazione dell’eccidio del 9 Gennaio 1950 a Modena, quando la polizia sparò contro i manifestanti durante lo sciopero indetto dalla Cgil contro i licenziamenti alle Fonderie Riunite di Modena e durante il quale vennero uccisi sei operai.

Ma andiamo con ordine. L’opera, un poster affisso illegalmente nella notte tra l’8 e il 9 gennaio scorsi, era stato realizzato in occasione del 69esimo anniversario dell’Eccidio alle Fonderie: “OBIETTIVO”, questo il titolo, giocava sul duplice senso della parola: “Che obiettivo può avere – si erano chiesti i ragazzi del Collettivo FX – sparare? E che Obiettivo può avere oggi Ricordare e Celebrare?”. Nessuno, a quanto pare: almeno per la Digos che, in borghese e durante il giorno della celebrazione, ha fatto a pezzi l’opera, salvo poi motivare il gesto con “si trattava di un’opera inopportuna”.

Eppure, di fronte a tanto sgomennto (e a tantissima indignazione), il Collettivo FX ha saputo dare ancora una lezione esemplare a tutti: sui suoi profili social ha infatti postato il seguente messaggio. “L’obiettivo rimane quello di sfruttare le celebrazione non solo come ricordo delle vittime ma approfittarne per ragionare su quello che succede in giro. Riguardo lo stacco del poster, che ha di fatto aperto la cerimonia, abbiamo un’opinione controcorrente: siamo solidali con questa azione. Per due motivi: il primo perché gli autori sono persone che lavorano in strada come noi e, secondo, perché è stata un’azione politica illegale (loro addirittura penale noi solo amministrativa) apertamente arrogante come anche noi capita ogni tanto di fare. Questa posizione deluderà molti ma se non tolleriamo chi sbaglia non faremmo progetti in carcere e nei quartieri malfamati”.

Leggi anche:

Lascia un commento