#StreetForum Nel nostro movimento non esistono filosofie vincenti o perdenti a priori

di anotherscratchinthewall

Il rischio per chi fa arte, di strada soprattutto, è quella che si giochi al gioco del “chi ce l’ha più lungo”. “Che sucker quelli che fanno cose legali”, dice il bomber che sfida l’autorità. “Che sfigati quelli che fanno ancora underground”, dice l’hipster al caldo della sua galleria. Rilassiamoci, tiriamo un sospiro e fermiamoci a guardare l’opera: quella, e solo lei, potranno dirci se un artista può davvero essere riconosciuto come tale, al di là dell’abito che indossa. La parola a Rendo.

Esistono artisti di serie A, che con la forza del proprio lavoro danno credito alle proprie scelte artistiche, e artisti di serie B o C che si nascondono dietro visioni idealizzate delle stesse per giustificare il livello dei propri lavori.  Non riesco a concepire il fatto che chi decide di lavorare alla luce del sole, realizzando opere cosiddette “legali”, venga aspramente criticato o addirittura osteggiato da chi ha deciso di restare a suo dire duro e puro, facendo dell’illegalità il suo tratto distintivo. Non riesco altresì ad accettare chi, una volta approdato al favoloso mondo delle gallerie d’arte, si permetta di ridicolizzare chi a suo dire fa ancore fa parte del mondo underground. Quello che conta a mio parere è solo e soltanto la qualità del lavoro artistico realizzato. Per questo ben vengano più punti di vista, in grado di generare un fervido dibattito intellettuale. Ma per favore smettiamola con il dire che una scelta sia aprioristicamente più giusta delle altre. Sin da quando ho iniziato a dipingere hanno sempre contato i fatti, e cioè il valore dei pezzi realizzati, non le chiacchiere.

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